Noi, artefici della nostra storia
Le parole di Lucarelli: raccontare
E anche, come dice Valentina Pazé nella sua Introduzione, è un libro contro il presentismo dominante nel nostro tempo, un libro cioè che ci aiuta a ritrovare e a ricordare le nostre radici, privo delle sdolcinature e del carattere evasivo di molta narrazione contemporanea. Vi si raccontano più drammi che gioie e i drammi si dimenticano di meno e ci ammaestrano di più.
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Un racconto secolare
Ordinati cronologicamente, dal 1908 al 2021, i racconti attraversano la povertà della società contadina con la sua rigida organizzazione famigliare e sociale, l’umiliazione delle donne, le torture ai malati di mente, le sofferenze provocate dal fascismo, i traumi della guerra, le migrazioni nelle città del Nord. Ma anche esperienze positive, come quella delle intense relazioni e la solidarietà reciproca nelle case di ringhiera; l’integrazione soddisfacente di molti immigrati dopo le difficoltà iniziali; l’arrivo della televisione con lo stupore e la partecipazione collettiva alla visione dei programmi; le lotte operaie; la sensibilizzazione politica dei giovani nel ’68; il riconoscimento dei diritti dei disabili e, soprattutto, la progressiva emancipazione delle donne.
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E poi i riflessi di grandi tragedie, da quelle più vicine, come l’incendio del cinema Statuto di Torino o le morti causate dall’Eternit di Casale, fino a quelle di scala nazionale o mondiale, come la guerra del Vietnam, la strage di Capaci, le Torri gemelle e, infine, la pandemia da covid con il suo carico di morti, sofferenze, disagi e depressioni.
I problemi della grande storia
Il valore di questo libro sta, come sempre avviene nella migliore letteratura, nel fare emergere attraverso il racconto delle vicende personali le direzioni e i problemi della grande storia, che non solo s’intreccia con quelle vicende, ma produce in esse i suoi effetti e vi trova così il suo significato più concreto, il modo in cui si definisce nella vita degli uomini.
E questo carattere intermedio della migliore letteratura non vale solo per i rapporti tra i fatti e la grande storia, ma anche per quello tra i fatti e altre scienze umane, in particolare la sociologia e la filosofia. Che è come dire che sa fare trasparire dalla realtà dei fatti la teoria, una teoria che solo la riflessione e la sistemazione scientifica elabora e compie, e che tuttavia non potrebbe diventare tale e soprattutto non potrebbe diventare autentica se prescindesse da quel tessuto narrativo.
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La migliore letteratura sa conservare infatti la concretezza e la ricchezza della vita, portandola, allo stesso tempo, sul piano di una riflessione che non si deve distaccare del tutto da quella concretezza, se non vuole ridurla e impoverirla. La buona letteratura, com’è questo libro, una letteratura che ha il pregio di accentuare ed esplicitare questa funzione intermedia, ha il merito di fare da ponte fra i due livelli, i fatti e la teoria, richiamando ciascuno ai suoi limiti e cioè spingendo la semplice narrazione dei fatti a interrogarsi sul loro senso e a elaborarlo criticamente e inducendo l’elaborazione teorica ad alimentarsi continuamente della ricchezza della realtà concreta.
Il libro sarà presentato al centro commensale Binaria di Torino (via Sestriere, 34) mercoledì 4 ottobre, alle 18.30, con la partecipazione dell’assessore comunale Jacopo Rosatelli e di Valentina Pazè, docente di filosofia politica.
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