Lo stalker nello smartphone

Lo stalker nello smartphone
Sapeva sempre dove si trovava, con chi parlava e cosa scriveva nei messaggi che scambiava con le amiche. Per riuscirci aveva installato sullo smartphone dell’ex compagna un cosiddetto stalkerware: un programma che consente di accedere a molte, se non tutte, le informazioni che custodiamo nei nostri cellulari. “Strumenti sempre più usati”, dice Federica Bertoni, consulente informatica forense. “Una volta ho trovato un software del genere sul tablet usato dal figlio della vittima. Un’altra su uno smartwatch”. 

La compagnia di sicurezza informatica Kaspersky ha registrato nei primi dieci mesi del 2020 l’installazione di 48.500 stalkerware in tutto il mondo. L’Italia è il secondo Paese in Europa, l’ottavo a livello globale, e ha contato 1.043 casi. A rendere questa tecnologia particolarmente appetibile è la facilità con cui è possibile sia recuperarla sia utilizzarla. Alcuni prodotti non nascondono i loro intenti, tanto che cercando su Google “come controllare il telefono di mia moglie”, il motore di ricerca di Mountain View restituisce quattro miliardi di risultati in 54 secondi. Altri, invece, vengono spacciati per strumenti di sicurezza personale, controllo parentale, o antifurto.

Nel 2020, la polizia postale ha registrato un aumento vertiginoso dei reati informatici

Un esempio, dice Bertoni, è Cerberus: un’app fondata in Italia nel 2011, che permette – tra le altre cose – di localizzare lo smartphone su cui si trova e attivare la video-camera per scattare “foto del ladro”. Il primo passo è l’acquisto: di solito è prevista la sottoscrizione a un abbonamento settimanale, mensile o annuale per un certo numero di oggetti da tenere d’occhio. Il prezzo va da poche decine a qualche centinaia di euro. L’installazione del software richiede per lo più di avere fisicamente a disposizione lo smartphone o il computer della vittima e di conoscerne la password di accesso, ma non sempre è necessario. “Quando lo stalkerware è attivo sullo smartphone, non c’è un’icona sul display che ne segnali la presenza, come invece succede spesso nel caso degli strumenti di controllo parentale”, precisa l’informatica forense. Quelli più elementari consentono di monitorare gli spostamenti e i messaggi scritti usando qualsiasi app, anche se non spediti. Strumenti più sofisticati danno la possibilità anche di registrare video, o fare screenshot dello schermo a intervalli regolari. Un mercato milionario e non soggetto ad alcuna regolamentazione, dato che scaricare queste app è legittimo, dice l’avvocato Francesco Paolo Micozzi. Ma usarle per scopi illegali, come lo stalking, è reato.

Da lavialibera n° 7 2021

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