La riforma dell’EMCDDA. Diciamo la nostra

La riforma dell’EMCDDA. Diciamo la nostra
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La Commissione Europea ha avviato l’iter per la riforma dello European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (EMCDDA), approdando a una proposta organica che sarà sottoposta al Consiglio Europeo (qui in italiano).

Fino al 12 aprile è aperta una consultazione pubblica, ed è possibile dare il proprio parere sulla proposta a questo link:
https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/12432-Drugs-and-drug-addiction-expanding-the-mandate-of-the-European-monitoring-centre_en

Nella stessa pagina si trovano i documenti di riferimento.

Di cosa parliamo?

Non è facile orientarsi sui pro e sui contro di questa proposta, la materia è complessa e dietro vi è un lungo dibattito, un percorso di valutazione a vari livelli, l’orientamento della Commissione.  Pensiamo possa essere utile fornire alcune informazioni e osservazioni nel merito, invitandovi a partecipare alla consultazione e a portare spunti critici e propositivi nella prospettiva delle associazioni, degli operatori, della società civile e delle persone che usano sostanze.

Queste brevi note sono debitrici al dibattito in ambito Civil Society Forum on Drugs (CSFD), cui come Forum droghe abbiamo collaborato, che ha prodotto un documento dove si rilevano aspetti critici, si valorizzano quelli positivi e si elaborano raccomandazioni. Il documento al momento non è divulgabile, essendo ancora in via di acquisizione, presa visione e discussione da parte della Commissione, ma lo sarà prossimamente.

Intanto, perché la partecipazione alla consultazione possa avvenire su una base informata e documentata, sintetizziamo alcune delle osservazioni che ci paiono più pertinenti e importanti, che vi proponiamo come traccia per la lettura del testo.

Pensiamo che l’EMCDDA sia sempre stata una fonte importante, scientificamente valida, orientata a migliorare la capacità europea e degli stati membri di intervenire sui fenomeni dei consumi di sostanze in maniera efficace e adeguata ai mutamenti degli scenari e degli stili di consumo. Spesso al momento di innovare politiche e interventi (si pensi alla Riduzione del danno, o alle NPS) l’EMCDDA è stata una risorsa importante, più avanzata e aperta della nostra situazione nazionale e ha giocato da stimolo e indicazione rispetto alle agenzie e agli osservatori nazionali di molte nazioni. Ha sempre avuto la natura di un organismo scientifico, non politico, ma ha spesso saputo spendere la conoscenza e la ricerca nella direzione di un valido sostegno ai policy maker.

Nella sua prassi, è stata anche nel tempo apprezzabile l’apertura verso la società civile e l’inclusione di operatori, esperti e persone che usano droghe nelle consultazioni e anche come fonti di conoscenza dei fenomeni, in ciò decisamente mostrandosi meno paludata e autoreferenziale delle nostre realtà nazionali. È stato anche importante il tentativo – riuscito a dire il vero a macchia di leopardo e non soddisfacente– di avere Focal point nazionali in grado di fornire dati di qualità e omogenei, per favorire conoscenza ma anche comparazione.

Naturalmente l’EMCDDA risponde alla Commissione e sta dentro le linee di indirizzo dettate dalla Strategia e dai Piani d’azione europei, con i loro punti di forza e di debolezza: per fare un esempio,   i testi europei sanciscono l’importanza del ricorso alle pene alternative al carcere, e questo diventa un terreno di lavoro dell’ente che può portare esiti molto interessanti; d’altro canto, i testi di indirizzo europei non mettono in agenda politiche alternative all’approccio di criminalizzazione, e questo fa sì che non abbiamo studi  su queste alternative e loro comparazioni con la politica vigente.

Cosa c’è in questa riforma dell’EMCDDA?

Positivamente si può dire che l’EMCDDA

  • accresce il suo potere verso gli stati membri con un mandato più forte di quello attuale circa il monitoraggio delle politiche nazionali
  • ha un ruolo più incisivo verso i Focal Point nazionali nel definire qualità dei dati raccolti e standard del monitoraggio
  • ricopre un ruolo di accreditamento rispetto ad alcuni modelli di intervento
  • stringe una collaborazione più forte con gli organismi UE circa la politica internazionale sulle droghe, fornendo dati e conoscenza spendibili anche a livello ONU, il che, considerando i dati spesso criticabili che accompagnano le politiche globali, può essere un guadagno

Questi aspetti pur positivi pongono tuttavia un interrogativo sulla natura stessa dell’ente che sembra passare da un ente scientifico a uno maggiormente politico-esecutivo, il che apre la questione su cosa possa cambiare sul piano dell’indipendenza scientifica che fino ad oggi lo ha caratterizzato.

Criticamente va osservato che l’EMCDDA

  • riceve un mandato molto forte (e relativo budget) prima non così rilevante circa la riduzione dell’offerta, soprattutto l’analisi dei mercati illegali. Questo appare problematico soprattutto sotto il profilo dell’ulteriore sbilanciamento nella centralità, nell’attenzione e nelle risorse tra riduzione dell’offerta e riduzione della domanda e riduzione del danno, a netto favore della prima. Mentre un maggiore bilanciamento a favore delle seconde viene chiesto da decenni, e sarebbe previsto anche dalla Strategia europea.
  • Nel testo si enfatizza l’analisi dei mercati ma non si menziona la necessità di uno studio di efficacia delle stesse politiche di riduzione dell’offerta, così ponendo l’EMCDDA nella posizione di doversi fermare alle soglie di un importante compito di ricerca e valutazione
  • Si sovrappone al lavoro di altre agenzie che già operano sui mercati e spendono una quota importante di budget comunitario, come Europol, CEPOL, Eurojust. Questo significa non solo stornare budget di nuovo verso questo versante, ma pone anche interrogativi inquietanti sulle modalità del fare ricerca, se si considerano i recenti scandali -su cui ha dovuto intervenire pesantemente il garante europeo – emersi circa la mancanza di ogni rispetto della privacy di milioni di cittadini ad opera di EUROPOL
  • Circa le politiche di riduzione della domanda e di riduzione del danno appare preponderante il tema della prevenzione e in netto subordine riduzione del danno e trattamento. Sulla prevenzione l’EMCDDA dovrebbe anche assumere un ruolo diretto circa campagna europee, senza considerare che proprio gli studi dell’ente hanno più volte messo in evidenza gli scarsi o indimostrabili risultati delle campagne di massa. Insomma, l’EMCDDA dovrebbe contraddire se stesso.
  • Non si fa cenno alla centralità dei diritti umani e soprattutto non se ne fa un terreno di monitoraggio e valutazione delle politiche e degli interventi che deve accompagnare quello delle evidenze (evidence and human rights based policies)
  • Nel porre attenzione a un sistema europeo di Early warning – di per sé aspetto positivo – l’iniziativa appare più orientata a supportare il lavoro delle polizie che a mettere in sicurezza i consumatori attraverso un sistema di informazioni e comunicazioni spendibile da loro stessi e dagli operatori a tutela della salute e di un uso sicuro.
  • Infine e non ultimo, il ruolo della società civile appare in ombra, molto meno coinvolta di quanto non sia di fatto avvenuto fino ad oggi.

Come Forum Droghe riteniamo importante far valere queste annotazioni critiche. Noi lo abbiamo fatto attraverso il CSFD di cui siamo parte, ma possiamo farlo anche interpellando chi nel nostro il governo ha ruolo e competenza, e i delegati italiani allo Horizontal Group on Drugs del Consiglio. E ognuno di noi può farlo anche segnalandole grazie alla consultazione aperta dalla Commissione.

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