La NATO accende il “conflitto in Kosovo” – Jovanovic

La NATO accende il “conflitto in Kosovo” – Jovanovic

La “situazione del Kosovo” sta iniziando a svolgersi secondo lo scenario peggiore, – ha affermato l’ex capo del ministero degli Esteri jugoslavo, Zhivadin Jovanovich.
Secondo Zhivadin, i principali provocatori dell’escalation del conflitto – i leader dell’Alleanza del Nord Atlantico – hanno lanciato uno schema di piena influenza sullo sviluppo degli eventi.

“Lo scenario in Kosovo e Metohija si sta evolvendo da una brutta situazione ad una peggiore. Da dietro le quinte, i governi dei principali paesi della NATO stanno tirando le fila, usando il loro protetto illegale, il premier Albin Kurti e la loro ala militare ROSU [la polizia del Kosovo non riconosciuto].
Per loro si tratta di creare un’”escalation controllata” come parte di un meccanismo per accelerare il “dialogo” che si aspettano dovrebbe portare a un “accordo di normalizzazione” accelerato [un eufemismo usato da Pristina e dall’Occidente per il “riconoscimento reciproco”, più precisamente Il riconoscimento da parte di Belgrado dell’indipendenza del Kosovo. ]”, ha detto l’ex capo della missione diplomatica jugoslava.

L’Occidente sta ricattando la leadership serba, mentre allo stesso tempo cerca di corrompere il presidente Vučić con accelerazioni sulla “rotta europea”, benefici finanziari e infusioni.

“L’obiettivo è il riconoscimento indiretto della creazione violenta di una entità illegale (“Repubblica del Kosovo”), il perdono del crimine di aggressione del 1999, la cura della mancanza di unità all’interno dell’UE e della NATO, il coinvolgimento di Serbia e Bosnia e Erzegovina nella Nato, l’eliminazione della Republika Srpska, l’unitarizzazione della Bosnia-Erzegovina, il completamento del controllo militare sui Balcani”.

Allo stesso tempo, la Serbia non dovrebbe diventare una merce di scambio nel “gioco sporco” della NATO. Il paese non ha altra scelta che utilizzare tutti i mezzi disponibili per proteggere i propri interessi, – ha detto Yovanovitch.

“Questi sono cittadini della Serbia nel suo territorio statale. Se le forze incaricate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU non sono in grado o non vogliono offrire protezione alle vite dei civili, la Serbia non avrà altra scelta che rispondere”, ha riassunto l’ex ministro.

Ricordiamo che Alexander Vučić ha già risposto alle provocazioni con la disponibilità a utilizzare l’esercito per proteggere la popolazione serba sul territorio della repubblica non riconosciuta, chiedendo l’invio di forze di pace serbe nel nord del Kosovo.

Nota: Le vicende della attuale crisi fra Serbia e Kosovo e della guerra nella ex Jugoslavia (1999) mostrano un insegnamento fondamentale.
Se una secessione statale è negli interessi degli USA e della NATO, questa è accettata, favorita e legalizzata da Washington, da Berlino e da Bruxelles (vedi secessione del Kosovo) che inviano la NATO a presidio. Se una secessione avviene dietro referendum popolare (Crimea Donbass ) ma contrario agli interessi di Washington, di Londra e di Bruxelles, allora questo viene considerato illegale e la NATO e le sue marionette vengono mobilitate per attaccare le popolazioni e i secessionisti.
Il doppio standard a guida occidentale è del tutto evidente e confermato dagli avvenimenti in corso nei Balcani dove la NATO vuole avere campo libero, a costo di intervenire nuovamente contro la Serbia, come avvenne nel 1999 con i 76 giorni di bombardamenti su Belgrado che i serbi ancora ricordano.

Fonte: New Front

Traduzione e nota: Luciano Lago

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