La mini-serie tv ‘Anna Bolena’ è così noiosa che la razza della protagonista è l’unica cosa su cui vale la pena discutere… come inteso fin dall’inizio

La mini-serie tv ‘Anna Bolena’ è così noiosa che la razza della protagonista è l’unica cosa su cui vale la pena discutere… come inteso fin dall’inizio

La miniserie di Channel 5 ha attirato molta attenzione per il suo casting diverso, ma si tratta di un prodotto televisivo deludente.
Il primo episodio dell’attesissimo dramma in tre parti, Anne Boleyn, il quale ha fatto molto parlare di se perché ha scelto Jodie Turner-Smith, un’attrice nera, nel ruolo principale, è stato presentato in anteprima martedì sera su Channel 5 della BBC.

Il casting di un’attrice nera per interpretare un personaggio storico bianco ha attirato molta attenzione. Certamente non avrei guardato Anne Boleyn se non fosse stato per la controversia sul casting… quindi missione compiuta.

Questo approccio color-blind (casting senza considerare la razza di un attore) o consapevole del colore (che sceglie intenzionalmente una minoranza) è stato un argomento caldo negli ultimi anni.

La pratica del “Whitewashing”, in cui un attore o un’attrice bianca interpreta un ruolo che è minoritario nel materiale originale, come Scarlett Johansson in Ghost in the Shell o Tilda Swinton in Doctor Strange, o dove attori/attrici bianchi interpretano “persone di colore”, come Emma Stone in Aloha, Angelina Jolie in A Mighty Heart o Jonathan Pryce in Miss Saigon, è stata etichettata culturalmente insensibile e quasi bandita.

Durante questo stesso periodo di tempo, abbiamo visto emergere il trend opposto, ovvero “artisti di colore” che interpretano personaggi che sono bianchi nel materiale iniziale, anche quando quel materiale di partenza è una storia reale, ricevendo ovazioni in quanto si tratta di una vittoria per la ‘diversità’ e l’inclusione’.

A Wrinkle in Time, Hamilton e Mary, Queen of Scots (2018) sono solo alcuni esempi del blackwashing di personaggi bianchi, inclusi personaggi storici bianchi.

Come tradizionalista che crede nel rispetto del materiale originale, in particolare quando la fonte è la storia stessa, trovo sempre ironico che la mandria woke sia così permissiva quando si tratta di personaggi storici bianchi o personaggi originariamente bianchi, eppure nella vita reale, e’ così concentrata nel classificare le persone in base alla loro identità razziale.

Naturalmente, l’argomento color-blind è piuttosto ipocrita e poco serio. Il recente articolo dell’autrice Miranda Kaufmann sul Telegraph è una perfetta rappresentazione della vacuità di quella posizione.

Kaufmann apre il suo pezzo dichiarando di essere “sempre esasperata dal clamore quando esce un nuovo dramma storico con un cast che non è completamente bianco”, e poi prosegue rivelando la sua ignoranza e la sua prospettiva incredibilmente ottusa sulla questione.

Secondo Kaufmann, dal momento che c’erano i neri in Inghilterra durante l’era Tudor, ciò significa che non è un grosso problema se un’attrice nera interpreta Anna Bolena.

C’erano bianchi nel movimento per i diritti civili, quindi Joaquin Phoenix, Daniel Day Lewis e Meryl Streep dovrebbero interpretare Malcolm X, MLK e Rosa Parks? C’erano abolizionisti bianchi, quindi Sean Penn e Jennifer Lawrence dovrebbero interpretare Frederick Douglass e Harriet Tubman? Questo è ovviamente assurdo.

Altrettanto assurdo è il ragionamento della Kaufmann secondo cui, poiché c’erano 200 neri liberi su un totale di 2 e 4 milioni di persone che vivevano nell’Inghilterra dei Tudor, allora una Anne Boleyn nera è perfettamente ragionevole anche se, come ammette Kaufmann, “ovviamente” Boleyn non era nera.

L’articolo della Kaufmann è intitolato “Sì, c’erano i Tudor neri – e vivevano vite affascinanti” – quindi perché non fare uno show televisivo su uno di loro e scegliere artisti neri nei ruoli invece di trasformare la storia in fantasia scegliendo Jodie Turner-Smith come Anna Bolena?

La mia opposizione all’approccio color blind è puramente una funzione del desiderio di vedere il miglior film possibile. Il cinema e la TV sono incentrati sul “far credere” per far appunto credere al pubblico che ciò a cui stanno assistendo sia genuino.

Questo è il motivo per cui gli studi cinematografici e televisivi pagano milioni di dollari per la CGI, per far sembrare che i supereroi volino davvero e che i draghi esistano davvero, e perché gli attori più alti interpretano Abe Lincoln e attrici carine interpretano Marilyn Monroe.

Fare interpretare ad una donna di colore Anna Bolena, o qualsiasi altra figura bianca, l’importante sospensione dell’incredulità necessaria per perdersi nell’intrattenimento ha un altro ostacolo da superare nella nostra epoca “pigra”, e il “far credere” è reso notevolmente meno credibile.

Il che ci porta ad Anna Bolena.

Volevo che Anne Boleyn fosse bello perché voglio che tutto ciò che vedo sia bello, ma sfortunatamente mi sono illuso.

Questo dramma è una rivisitazione piuttosto fragile e flaccida del racconto di Anna Bolena che non porta nulla di nuovo sul tavolo tranne che per la razza della sua protagonista.

Lo spettacolo non è deludente a causa di Jodie Turner-Smith, probabilmente sarebbe anemico indipendentemente da chi avrebbe interpretato il ruolo da protagonista, ma la sua presenza certamente non aiuta.

Turner-Smith è una bellezza innegabile, ma non è particolarmente carismatica, e di certo le mancano il magnetismo e l’abilità per elevare questo dramma piuttosto superficiale e ampolloso.

Il resto del cast, che sia bianco, nero o altro, non se la passa meglio, poiché la produzione sembra decisamente a buon mercato e priva di drammi.

Fonte

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