Furto al Louvre: gioielli, passaporti e caos informativo
Un passaporto russo, una rapina da film, i soliti profili fake che generano scompiglio e disinformazione su internet. Il furto avvenuto al Louvre lo scorso 19 ottobre non smette di far parlare di sé, ma l’attenzione di tutti non è più su i gioielli napoleonici trafugati.
A far discutere migliaia di utenti su X è infatti un dettaglio costruito ad arte in una contorta ma efficace operazione di manipolazione mediatica. Pochissime ore dopo la rapina al museo è iniziata a circolare una voce secondo la quale, a detta di molti utenti di social media e siti web, un passaporto russo sarebbe stato ritrovato sul posto dalla polizia francese.
Ora: razionalmente risulta davvero improbabile che professionisti così abili da riuscire a svaligiare uno dei luoghi più controllati del mondo dell’arte in soli sette minuti perdano poi così sbadatamente un documento sulla scena del crimine. Tuttavia, la bufala è rimbalzata da una parte all’altra dei social senza troppa difficoltà. E il motivo è più contorto di quanto potrebbe sembrare.
Infatti, come analizzato da NewsGuard, a far circolare la notizia disinformativa sono stati in realtà profili filo-russi che attraverso meme e comunicazione d’impatto hanno accusato Parigi di aver deliberatamente inserito il passaporto sulla scena del furto con l’obiettivo di incastrare il Cremlino.
In realtà non c’è alcuna prova della storia del passaporto russo. Un comunicato stampa del 19 ottobre del Ministero della Cultura francese, pubblicato sull’account X del Louvre, ha dichiarato che i ladri hanno lasciato “dietro di sé la loro attrezzatura e uno degli oggetti rubati, ovvero la corona dell’Imperatrice Eugenia”. Nessuna dichiarazione ufficiale ha fatto riferimento a un passaporto trovato sulla scena, o a sospetti di coinvolgimento da parte di cittadini russi.
Alcune fonti hanno persino pubblicato un’immagine della scena del crimine che mostrava per terra un passaporto con scritte in cirillico, ma è stato verificato che l’immagine era una versione fotoshoppata di una foto scattata dall’Agence France-Presse, che nell’originale non mostrava alcun documento.
Va detto che molti articoli nei giorni successivi all’evento hanno analizzato come l’azione dei ladri abbia rappresentato un’ insopportabile umiliazione per il Paese, soprattutto per il suo presidente Emmanuel Macron. Tra questi non sono mancati commenti di analisti che hanno suggerito come il furto, data la sua rapidità e precisione, fosse un possibile “tassello di un più ampio sistema di traffici internazionali, dove i confini tra ricettazione, finanza e geopolitica si intersecano”.
Una notizia di cronaca si è così rapidamente trasformata in una forma di disinformazione geopolitica. In un periodo di forte tensione internazionale, il furto ha messo in luce non solo le vulnerabilità di un’istituzione simbolo della Francia, ma anche la facilità con cui gli eventi possono essere dirottati per manipolare e alimentare il dibattito sull’instabilità francese. Il vero bottino, in questo caso, sembra essere stato il caos informativo.
Beatrice D’Ascenzi
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L’articolo Furto al Louvre: gioielli, passaporti e caos informativo proviene da Butac – Bufale Un Tanto Al Chilo.
