Energia e Rems, un decreto da matti

Energia e Rems, un decreto da matti
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Miracoli della burocrazia. Scorrendo il testo del cosiddetto “decreto energia” dedicato al contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale ci si imbatte nell’articolo 32 “Disposizioni urgenti volte all’implementazione della capacità di accoglienza delle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza”(Rems). La prima reazione è di sorpresa: è evidente che con le finalità del decreto le Rems (strutture detentive a gestione sanitaria destinate a ospitare autori di reato  giudicati incapaci di intendere e di volere) non c’entrano nulla. Una manina ha inserito una norma stravagante come lo era la legge Fini-Giovanardi  in un decreto delle Olimpiadi invernali nel 2006! Ora il Governo deve giustificare una vergognosa operazione che si vuole imporre perfino ignorando i richiami del Presidente della Repubblica sulla coerenza tra finalità e contenuti dei decreti. Lo stupore aumenta leggendo il testo dell’articolo 32 che autorizza una spesa di 2,6 milioni di euro all’anno per finanziare una REMS “sperimentale” a Calice al Cornoviglio (La Spezia). Si prevede anche che, dall’anno 2025, il limite di spesa corrente per le Rems potrà essere incrementato in relazione agli eventuali maggiori fabbisogni emergenti. La chiusura degli Opg stabilita dalla legge 81 del 2014 è stata una grande riforma di civiltà sostenuta dal Presidente Napolitano e non può essere manomessa con un sotterfugio o una manovra di palazzo. Il Governo dovrà spiegare cosa sia una Rems “sperimentale” che nella legge non è prevista.  La risposta è facilmente immaginabile: da tempo tanti nostalgici del manicomio reclamano un aumento dei posti nelle Rems per rispondere alla lista di attesa di prosciolti destinatari di una misura di sicurezza.

Il mistero aumenta se si osserva che le liste d’attesa sono numericamente rilevanti solo in cinque regioni (Sicilia, Puglia, Calabria, Campania e Lazio) nelle quali si concentra il 78 per cento del fenomeno e non in Liguria. In realtà la norma oggi proposta non intende rimuovere le cause che alimentano una distorta domanda di internamento in Rems (e tra queste un ritardo culturale di parti della magistratura) ma semplicemente assecondarla. Anche la recente sentenza della Corte Costituzionale (22/2021), che si è pronunciata su questo argomento, sarebbe disattesa. La Corte raccomanda infatti “un complessivo e altrettanto urgente potenziamento delle strutture sul territorio”, indispensabili anche per offrire una alternativa alla detenzione in Rems, confermata come extrema ratio.

Clamoroso è anche il fatto che il Governo non abbia consultato preventivamente “l’Organismo di coordinamento relativo al processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari”, appena insediato, e il cui mandato è chiaramente quello di sostenere il difficile percorso avviato dalla legge 81. Come ci ricorda Pietro Pellegrini (vedi intervento sul sito de la Società della Ragione) bisogna organizzare “un coerente modello organizzativo, sanitario e sociale, incentrato su una visione unitaria in grado di assicurare il diritto alla salute a prescindere dalla condizione giuridica della persona”.

Questa brutta vicenda ci sollecita a riprendere l’iniziativa per abolire gli articoli del Codice Rocco sulla non imputabilità dei “folli rei” che ancora li destina, diversamente dagli altri cittadini autori di reato, al binario speciale delle misure di sicurezza, ieri in Opg oggi in Rems (vedi la proposta di legge n. 2939 dell’on. Riccardo Magi “La responsabilità è terapeutica: la proposta di legge per superare il Codice Rocco”). Solo eliminando il doppio binario il re sarà nudo: diventerà chiaro che per raggiungere il delicato equilibrio tra l’esercizio della giustizia e la tutela della salute, ogni persona deve conservare, in carcere o in libertà, senza eccezioni o status speciali per i “folli rei”, i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.

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