Educazione civica. Il Consiglio boccia Valditara, ma arriva il decreto
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Inoltre, sottolineano un concetto che è sfuggito al processo di elaborazione delle nuove direttive: quella che si vuole modificare, ossia l’educazione civica, non può essere intesa come una mera disciplina, poiché ha una funzione molto più ampia che punta allo sviluppo “della cittadinanza, della responsabilità e dell’etica pubblica fondate sui valori condivisi della Costituzione”. Intanto, Valditara ha annunciato che firmerà il decreto nonostante le numerose richieste di cambiamento. Secondo lui, alcuni rilievi “avrebbero un pregiudizio ideologico”.
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La nuova educazione civica
Valditara ha annunciato che firmerà il decreto nonostante le numerose richieste di cambiamento. Secondo lui, alcuni rilievi “avrebbero un pregiudizio ideologico”
L’annuncio era arrivato dal ministero dell’Istruzione e del Merito poco prima della pausa estiva dei lavori parlamentari. Secondo Valditara, nelle linee guida si volevano valorizzare “principi quali la responsabilità individuale e la solidarietà, la consapevolezza di appartenere ad una comunità nazionale, dando valore al lavoro e all’iniziativa privata come strumento di crescita economica per creare benessere e vincere le sacche di povertà, nel rispetto dell’ambiente e della qualità della vita”. La proposta, di cui erano trapelate solamente alcune informazioni generali dal comunicato stampa, prevedeva, tra gli altri:
la centralità della persona umana, soggetto fondamentale della storia, al cui servizio si pone lo Stato. Da qui nascono la valorizzazione dei talenti di ogni studente e la cultura del rispetto verso ogni essere umano;
la formazione alla coscienza di una comune identità italiana come parte della civiltà europea e occidentale e della sua storia, con un sentimento verso la Patria;
la comprensione non solo dei diritti, ma anche dei doveri verso la collettività;
la promozione della cultura d’impresa e la valorizzazione dell’iniziativa economica privata;
l’educazione al contrasto di tutte le mafie e di tutte le forme di criminalità e illegalità;
il divieto di utilizzo, anche a fini didattici, dello smartphone dalla Scuola primaria dell’infanzia fino alla Scuola secondaria di primo grado.
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La bozza era stata subito inviata al Cspi, senza informare i sindacati, come era avvenuto con le Linee guida del 2020, quando a sedere allo stesso dicastero c’era Patrizio Bianchi.
In quel caso, il corpo docenti era chiamato a lavorare su tre pilastri. Il primo riguardava la Costituzione, il diritto (nazionale e internazionale), la legalità e la solidarietà; il secondo faceva riferimento allo sviluppo sostenibile, l’educazione ambientale, la conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio; la terza ha come focus la cittadinanza digitale.
Il colpo di cancellino di Valditara
A inizio agosto il ministro Valditara ha deciso di cambiare registro, “coerentemente con il nostro dettato costituzionali”. Ma il 28 agosto ha ricevuto una sonora bocciatura della proposta dal Cspi all’unanimità.
I rilievi iniziano dagli obiettivi posti nel 2020, visto che le linee guida avrebbero dovuto essere integrate con la definizione a livello nazionale dei traguardi di sviluppo delle competenze. Per fare questo, già nel 2019, il ministero aveva istituito un gruppo di esperti e un comitato tecnico-scientifico con l’obiettivo di aiutare i docenti nel piano di formazione. A oggi, però, non si sa nulla né delle rilevazione né di eventuali elementi conclusivi dell’attività svolta da questi due gruppi.
Secondo il Cspi, il documento “non richiedeva particolari revisioni” se non l’aggiornamento di alcuni riferimenti a delle normative diventate legge negli ultimi anni
È solo l’inizio della serie di storture attribuite al documento, che secondo il Cspi “non richiedeva particolari revisioni” se non l’aggiornamento di alcuni riferimenti a delle normative diventate legge negli ultimi anni.
Il verdetto severo del Cspi sulle Linee guida
Se nella prima parte, il Consiglio fa riferimento a dei vizi di forma, andando avanti e concentrandosi sui contenuti, il giudizio diventa ancora più severo.
Innanzitutto, sottolinea l’inutilità di cambiare il nome ai nuclei di indirizzo, trasformando lo sviluppo sostenibile a una piccola nota a pié pagina. Poi rincara la dose, affermando come il testo risulti “appesantito, anche da espressioni retoriche, in maniera poco funzionale allo scopo” e possa essere snellito in parti che risultano ridondanti.
Non bastano i cambiamenti terminologici, nelle nuove Linee guida l’autonomia scolastica sull’Educazione civica viene ridimensionata da espressioni come “dovrà” o “occorre”, che lasciano intendere poco margine di manovra.
Non è finita qui. A essere riformulate devono essere, secondo l’organo, anche espressioni anacronistiche e improprie – due esempi su tutti “Dal recupero di chi è rimasto indietro” e “di chi non conosce la nostra lingua” – mentre andrebbero aggiunti riferimenti espliciti all’educazione contro ogni forma di discriminazione e violenza di genere.
Attenzione particolare è riservata all’economia. Nel nuovo testo si sottolinea l’importanza della “promozione dell’educazione finanziaria e assicurativa, dell’educazione al risparmio e alla pianificazione previdenziale, anche come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato”. Ma secondo il comitato di esperti non è quella la finalità dell’educazione civica, che più che incentrarsi sull’arricchimento personale, punta alla sostenibilità e alle competenze di cittadinanza economica.
Smartphone e correzioni
Ci sono poi i grandi “fuori tema”. Uno di questi è l’uso degli smartphone, che non va bene per due motivi: non è attinente all’ambito della cittadinanza digitale e non è pertinente alle finalità delle Linee guida.
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione non si limita a evidenziare le mancanze, ma aiuta il dicastero nella riformulazione di alcune diciture per la scuola primaria, cominciando le correzioni al testo, specificando che il grassetto sono aggiunte le parti da inserire, mentre barrate quelle da eliminare.
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Prima di concludere, il Cspi auspica che il dicastero si occupi di attuare altre tre questioni fondamentali, prima di mettere mano a quello che i plessi scolastici hanno faticosamente inserito nelle programmazioni di questi anni:
la nomina della consulta dei diritti e dei doveri del bambino e dell’adolescente digitale, sollecitata anche dall’Autorità garante dell’infanzia e dell’adolescenza;
la costituzione dell’Albo delle buone pratiche dell’educazione civica;
l’indizione annuale di un concorso nazionale per la valorizzazione delle migliori esperienze in materie di Educazione civica.
Il “pregiudizio ideologico” e il decreto
La risposta del ministro Valditara non si è fatta attendere. Dopo aver dichiarato che il Cspi ha un “pregiudizio ideologico” e sottolineando che il suo è un parere non vincolante, ha rilanciato e annunciato che entro la settimana verrà firmato il decreto con le nuove linee guida. Chissà se intanto avrà fatto i compiti per casa.
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