Contro la criminalità organizzata serve ascoltare la società civile

Una delle principali caratteristiche della criminalità organizzata è l’adattabilità, la capacità di rispondere in modo sempre più veloce ai cambiamenti. L’abbiamo visto in modo evidente durante la pandemia: nonostante le restrizioni e la chiusura delle frontiere, il traffico di migranti non si è fermato, ma si è spostato su nuove rotte, spesso più pericolose. Perché la Convenzione di Palermo tenga il passo con questa evoluzione è necessario aggiornare i meccanismi di controllo e implementazione. Altrimenti, il rischio è che rimanga lettera morta, semplicemente una lista di 41 articoli più i protocolli.

Convenzione di Palermo: una città non a caso

Contro le mafie serve controllo reciproco

A livello internazionale sono stati fatti importanti sforzi in questo senso. Una delle ultime rivoluzioni è il meccanismo di esame dell’applicazione della Convenzione di Palermo (Meccanismo di revisione dell’implementazione, Irm, ndr), perché non basta che a firmare il documento siano 190 Stati: occorre applicarlo. Ecco, il meccanismo di esame è lo strumento attraverso il quale gli Stati parte rispondono alla domanda: stiamo implementando veramente la Convenzione di Palermo? Come possiamo migliorare? Da questi interrogativi si innesca una relazione di controllo reciproco, a cui gli Stati partecipano non da avversari ma da collaboratori. In questo meccanismo di revisione, la società civile gioca un ruolo primario, riconosciuto espressamente dagli Stati come fattore complementare rispetto all’approccio d’ordine pubblico che rappresenta invece la maniera tradizionale di affrontare il crimine organizzato. 

Il grande assente dalla Convenzione di Palermo: il cybercrime

Apporti complementari

Uno dei canali attraverso i quali la società civile può contribuire in questo lavoro è il coinvolgimento nella stesura del questionario di autovalutazione che gli Stati sono tenuti a compilare periodicamente per fare il punto rispetto alle domande di cui si diceva prima. I Paesi stessi hanno previsto che il coordinatore nazionale possa chiedere il contributo della società civile, del mondo accademico e del settore privato per rispondere in modo esaustivo, rappresentando a 360 gradi le realtà che partecipano al contrasto al crimine organizzato in un’ottica di complementarietà. È chiaro che le istituzioni hanno un ruolo primario, ma l’apporto della società civile è fondamentale per garantire che lo Stato rispetti la lettera della Convenzione e dei protocolli.

Palermo non basta

Nuove sfide contro la criminalità organizzata

 Un altro canale d’ingresso della società civile è la partecipazione ai gruppi di lavoro nell’ambito dei Dialoghi costruttivi, che hanno luogo annualmente a Vienna e che rappresentano un altro modo per tenere viva la Convenzione e i protocolli. Nell’ultimo ciclo si è discusso per esempio del ruolo della tecnologia come facilitatore del reclutamento delle vittime di tratta: quante vittime vengono reclutate tramite social media? Vent’anni fa il protocollo non poteva prevedere questa dimensione. Lo stesso vale per altre forme emergenti di crimine, come quelli contro l’ambiente o il traffico dei beni culturali. Un altro esempio: quando si tratta di flussi di migranti, quanto sono importanti i canali legali, che incidenza hanno i corridoi umanitari nel ridurre il business dei trafficanti dei migranti? I gruppi di lavoro rappresentano lo sforzo ulteriore che gli Stati  compiono per rispondere in maniera adeguata alle nuove sfide che si presentano. Sono questioni che vengono dalla società, dalla vita reale, e che altrimenti rischierebbero di sfuggire a chi sta a Vienna e vive il mondo delle organizzazioni internazionali.

La società civile è portatrice di conoscenza, di esperienza della vita reale e di istanze che necessitano di essere rappresentate a livello internazionale perché la lotta contro il crimine organizzato sia sempre più efficace e al passo con i tempi. Per valorizzare l’impianto che è stato creato vent’anni fa è necessario che la sua voce trovi un’eco nei meccanismi a volte asettici e sterili che esistono a livello intergovernativo, che continui a lavorare con noi, a informarsi, e a raccontarci i problemi reali, di cui altrimenti faremmo fatica ad accorgerci.

Da lavialibera n°18

veronulla

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