Cina-Usa: cresce la tensione

Cina-Usa: cresce la tensione

di Mikhail Gamandij-Egorov

La rinnovata tensione tra Pechino e Washington conferma che le autorità cinesi non si tireranno indietro di fronte all’estrema arroganza di un’evidente minoranza mondiale. Anche i recenti avvenimenti sembrano confermare che la Cina non ha intenzione di cedere al suo avversario statunitense.

La recente crisi politico-diplomatica sino-americana a seguito dell’abbattimento dell’aereo civile cinese utilizzato per scopi di ricerca da parte di Washington al largo della sua costa atlantica, con il pretesto addotto da parte statunitense che il pallone d’osservazione cinese fosse “dotato di ‘strumenti spia’, non fa che riaccendere tensioni già palpabili tra i due Paesi.

E mentre i rappresentanti dell’establishment statunitense mantengono palese animosità nei confronti di Pechino, la Cina ha confermato giovedì ( 9 febbraio) di aver rifiutato una telefonata del capo del Pentagono Lloyd Austin sabato scorso. Informazioni già annunciate in precedenza da diverse fonti informate.

Il culmine in questa situazione, e più in particolare la rabbia degli Stati Uniti nelle loro accuse di presunto spionaggio contro la Cina, è che ancora una volta è “l’ospedale a deridere la carità”. Soprattutto quando conosciamo così bene le pratiche Washingtoniane in fatto di spionaggio su scala planetaria, molto spesso dall’altra parte del mondo rispetto ai confini statunitensi. E questo mettendo in campo strumenti di ogni genere: dai satelliti spia alle intercettazioni telefoniche, compresi ai propri alleati.

Tuttavia, la reazione cinese al rifiuto del contatto con il principale alto ufficiale militare statunitense dimostra che la Cina non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro nella sua opposizione all’egemonia che Washington spera di poter imporre nuovamente al resto del mondo. E d’altra parte, non c’è praticamente più alcun dubbio che la leadership cinese prenderà tutte le misure necessarie riguardo alle principali questioni della sua sicurezza e dei suoi interessi nazionali. Compreso, ovviamente, nel caso di Taiwan, territorio della Repubblica popolare cinese.

Forze cinesi

Inoltre, e nonostante tutta l’attuale retorica atlantista occidentale, anche da parte dei suoi “migliori” subappaltatori, come il regime polacco, non ci sarà alcuna “rinascita” dell’Occidente, così come non ci sarà alcun ritorno all’ordine egemonico occidentale unipolare.
Le illusioni in cui le élite Washingtoniane ed europee e alcuni dei loro seguaci affermano ancora di vivere non hanno nulla in comune non solo con le aspirazioni della stragrande maggioranza mondiale, ma anche e semplicemente con la realtà contemporanea: geopolitica, geoeconomia, sicurezza e persino in termini di valori difesi.

In ogni caso, il recentissimo nuovo dossier sulle tensioni sino-americane dimostra che qualsiasi normalizzazione relazionale degna di questo nome tra Pechino e Washington è di fatto impossibile, tanto sono opposte visioni e valori.

L’unica cosa che l’establishment occidentale probabilmente vuole evitare nella situazione attuale è dover affrontare due fronti simultanei. Ancora di più. Solo che l’ultima azione di Washington, al contrario, non fa che avvicinare l’opzione di una sconfitta definitiva dell’Occidente, allo stesso tempo, inoltre, quando la coalizione NATO di diverse dozzine di regimi occidentali e affiliati – non riesce a sconfiggere la Russia, nonostante l’enorme costo militare, finanziario e risorse umane “investite”.

Inoltre, è certo che la Repubblica popolare cinese analizza perfettamente gli eventi in corso nel proprio progetto di riunificare completamente il popolo cinese e di rimuovere il più possibile la minaccia alla sicurezza dai propri confini nazionali. Sebbene la terza potenza militare mondiale non prenda parte alle operazioni militari da molti anni, è molto probabile che la sua lotta sarà combattuta in modo efficace e contro la quale l’Occidente non potrà opporsi per nulla.

Mikhail Gamandy-Egorov

Fonte: Observateur Continental

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