Calabria, mentre la sanità sprofonda, la nomina del sub commissario è ferma

Calabria, mentre la sanità sprofonda, la nomina del sub commissario è ferma
Da più di dieci anni la sanità in Calabria è un’emergenza, le prestazioni sotto la media e i debiti altissimi, ma non tutti sembrano sentire l’urgenza di rimediare. Dal novembre scorso i calabresi aspettano l’arrivo di un sub commissario che, insieme al presidente della Regione Roberto Occhiuto (attuale commissario ad acta) e al sub commissario Ernesto Esposito, dovrà mettere mano ai conti e alla gestione delle aziende sanitarie. Le aspettative sono alte: il nome è quello di Maurizio Bortoletti, colonnello dell’Arma dei carabinieri che in passato è stato in grado di gestire il commissariamento dell’Azienda sanitaria locale di Salerno. Un decreto del governo dello scorso 18 novembre ha indicato il suo nome quale sub commissario, ma dopo cinque mesi, nonostante l’intervento di alcuni parlamentari, ancora non è stata trovata un’adeguata soluzione contrattuale e le istituzioni si rimpallano la responsabilità.

La sanità calabrese, sotto osservazione dal 2009

È la fine del 2009 quando i ministri della Sanità e dell’Economia decidono di mettere sotto la lente d’ingrandimento la gestione della sanità in Calabria per le spese eccessive e la scarsa qualità. Il bilancio di chiusura d’anno 2009 infatti superava il 7 per cento di disavanzo (le uscite erano superiori alle entrate), con ripercussioni sulle casse dello Stato centrale. Per far fronte a questa situazione, nel luglio 2010, arriva una prima mossa: il presidente della regione Giuseppe Scopelliti (Popolo della libertà, centrodestra) viene nominato commissario ad acta per un periodo di tre anni. Il suo compito specifico è far rispettare il piano di rientro predisposto dai tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), che stimolano la rendicontazione delle singole Asl, chiedono relazioni sulle strategie politiche per tutelare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (i Lea, cioè l’insieme delle prestazioni “minime” che le aziende sanitarie devono garantire) e confermano, o meno, il personale a disposizione dei commissari per l’azione sul territorio. Se i commissari sono in grado di rispettare i piani, allora lo Stato eroga i soldi necessari per l’anno seguente.

Da allora, però, si sono alternati sei commissari e altrettanti sub commissari che non sono ancora riusciti a far rientrare la regione nei parametri chiesti da Roma; la Calabria ha realizzato una decina di relazioni per altrettanti piani di rientro, ma tuttora rimane commissariata ed è, insieme all’Abruzzo, la regione rimasta per più tempo sotto osservazione per i suoi problemi.

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Un quadro inquietante, già prima della pandemia

Molti settori sono carenti, in particolare gli screening oncologici, l’assistenza domiciliare e la qualità dell’assistenza ospedaliera

A luglio 2019, nono anno di commissariamento, la situazione di stallo sanitario viene cristallizzata nel decreto Calabria, voluto dal governo per strutturare meglio la procedura di uscita dall’emergenza economica della sanità. L’atto sottolinea “la straordinaria necessità e urgenza di prevedere, allo scopo di tutelare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza (…) nonché di garantire il fondamentale diritto alla salute, misure eccezionali, volte anche alla risoluzione delle riscontrate, gravi inadempienze amministrative e gestionali, per la Regione Calabria, supportando l’azione commissariale di risanamento del servizio sanitario regionale”.

Il decreto voluto dal ministro della Salute, Giulia Grillo, arriva dopo il tavolo di rientro che conferma come i Lea della Calabria siano al di sotto della soglia di adempimento: molti settori sono carenti, in particolare gli screening oncologici, l’assistenza domiciliare e la qualità dell’assistenza ospedaliera. La nuova norma dà ai commissari ampi poteri decisionali, come la possibilità di sospendere i direttori generali delle singole aziende sanitarie e mettere a capo commissario straordinario. Come se non bastasse, nel settembre 2019 arriva il commissariamento per infiltrazioni mafiose nella Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catanzaro e a maggio 2020 quella per l’Asp di Reggio Calabria.

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Arriva il Covid ed è il caos

La sanità calabrese dimostra le sue gravi difficoltà nel 2020, con la diffusione del coronavirus in tutta Italia. In un quadro nazionale desolante, la Calabria sembra la regione messa peggio, mentre la gestione è nel caos: un commissario, Saverio Cotticelli, si dimette dopo aver detto in tv di non essere responsabile del piano Covid ed essere stato sbugiardato; il successore, Giuseppe Zuccatelli, lascia l’incarico dopo pochissimi giorni in seguito alle sue dichiarazioni contrarie all’uso delle mascherine. Per giorni il fondatore di Emergency Gino Strada viene corteggiato, ma la scelta ricade sull’ex rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, che rinuncia per ragioni familiari. Viene nominato il prefetto Guido Longo, dimissionato dal ministro dell’Economia Daniele Franco per un decurtamento economico di alcune Asp sanzionato dal Tribunale amministrativo regionale. Trovare qualcuno sembra un’impresa impossibile.

Nel dicembre 2020 il governo sigla un nuovo decreto (il decreto “Calabria bis”) con l’obiettivo di attuare altre misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della Regione: vengono ulteriormente aumentati i poteri dei commissari obbligando la Calabria a costruire un gruppo di lavoro di 25 persone che lo supportino. Nel giugno successivo la Corte costituzionale, chiamata a decidere su un ricorso dell’ente, afferma in modo inequivocabile che “solo nella Regione Calabria le irregolarità registrate nella gestione regionale della sanità hanno assunto livelli di gravità mai riscontrati in precedenza” (leggi qui la sentenza). La Corte sottolinea come durante nei dodici anni di commissariamento la gestione sanitaria sia addirittura peggiorata e spinge verso una soluzione a questa situazione “cronicamente patologica”. Ma neanche gli ultimi due decreti hanno funzionato, lasciando immutata la situazione della sanità calabrese.

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La scelta di Bortoletti, già commissario a Salerno

A Salerno Bortoletti è stato in grado di ridurre le spese senza tagliare i posti di lavoro: in sedici mesi il residuo attivo è salito a 11 milioni di euro

Pochi mesi dopo il parere della Consulta, il 4 ottobre 2021 Roberto Occhiuto viene eletto presidente della Calabria e, di conseguenza, prende anche la carica di commissario ad acta per la sanità. È lo stesso Occhiuto a volere come braccio destro in questo ambito il colonnello Maurizio Bortoletti, viste le sue esperienze pregresse quale commissario di un’Asl in grave difficoltà, quella di Salerno, e quella al fianco del generale Giovanni Nistri per la tutela di Pompei.

Nel 2011 la Asl di Salerno perde 500 euro al minuto, un buco di bilancio che porta al commissariamento nel 2012 con 750mila euro di perdite al giorno. Serve qualcuno che metta a posto i conti, indichi i possibili rischi per infiltrazioni mafiose e sia lontano dai meccanismi regionali, qualcuno che sia capace di rompere con il passato e con certi sistemi, anche all’interno di un organismo pubblico che difficilmente può licenziare. L’allora presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro (Pdl), cerca qualcuno con competenze giuridiche, amministrative e investigative. Il deputato Edmondo Cirielli gli indica Maurizio Bortoletti, laureato in giurisprudenza e diritto amministrativo, con esperienze nelle indagini sulle infiltrazioni mafiose a Reggio Calabria dopo l’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno. In sedici mesi di operato, asciugando i costi e senza licenziare, Bortoletti raggiunge un attivo di undici milioni di euro.

Confortato da questi risultati, dalla Calabria Occhiuto chiama il colonnello qualche ora dopo essersi insediato come governatore. Da Milano, dove è capo dell’Ufficio logistico del comando interregionale “Pastrengo” dei carabinieri, Bortoletti dà la sua disponibilità. Prima di prendere servizio, però, bisogna aspettare i tempi della burocrazia statale. Per diventare sub commissario serve la nomina ufficiale dal governo seguita dal benestare dell’Arma dei Carabinieri. Il 18 novembre i ministri Roberto Speranza (Salute) e Daniele Franco (Mef) firmano l’atto, ma poi tutto si ferma.

A dicembre il colonnello sceglie passare le vacanze a Catanzaro per lavorare, gratuitamente, al fianco di Occhiuto e gli viene comunicata l’urgenza di presentare un piano di rientro all’ultimo tavolo interministeriale sui piani di rientro di metà dicembre. Il 13 dicembre siede a Roma vicino al presidente calabrese per esporre una relazione in cui elenca una serie di mancanze da parte della sanità calabrese, come il piano Covid e quelli di prevenzione, i bilanci delle cinque aziende sanitarie e la proposta per i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il documento, che lavialibera ha potuto visionare, termina con una metafora: dopo dodici anni di commissariamento, il sistema sanitario calabrese è come un aereo che vola tra le nuvole senza l’assistenza della strumentazione per il volo.

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“Il relativo atto di nomina è stato tempestivamente notificato dal Mef all’interessato e alla Regione Calabria. In merito, contatti con l’Arma dei carabinieri indicano che le procedure connesse con la definizione della posizione del sub commissario sono state prontamente avviate dall’Arma”Daniele Franco – Ministro dell’Economia e delle Finanze

L’ufficialità della nomina di Bortoletti, nonostante il suo impegno, tarda ad arrivare. Il 21 dicembre il senatore Antonio Jannone (Fratelli d’Italia) deposita la prima interrogazione sul tema (qui il testo) chiedendo al presidente del Consiglio dei ministri e al ministro della Salute perché non ci sia stata ancora l’attuazione. Il 22 dicembre è la deputata Wanda Ferro – per conto del partito di Giorgia Meloni – a interrogare il ministro Franco: “Il relativo atto di nomina è stato tempestivamente notificato dal Mef all’interessato e alla Regione Calabria. In merito, contatti con l’Arma dei carabinieri indicano che le procedure connesse con la definizione della posizione del sub commissario sono state prontamente avviate dall’Arma”, è la risposta fornita. Il 31 marzo 2022 se ne occupa il deputato calabrese Alessandro Melicchio del Movimento 5Stelle, che presenta la sesta interrogazione (questa rivolta al ministero della Salute) per chiedere lo sblocco degli ostacoli burocratici per permettere al colonnello Bortoletti di insediarsi.

Da allora, nessuna novità. Interpellata da lavialibera, l’Arma risponde tramite l’Ufficio legislazione: “Il decreto di nomina datato 23 novembre 2021 (quello del consiglio del 18 novembre, ndr) sancisce che possono applicarsi due specifici ‘istituti’: quello del collocamento in ‘aspettativa’ oppure quello del ‘comando’. Entrambe le ipotesi, alternative tra loro, sono state prospettate al colonnello Bortoletti che, al momento, non ha espresso alcun gradimento, soprattutto in ragione del mancato riconoscimento di un trattamento economico pari a quello che percepisce attualmente nell’Istituzione (cioè nell’Arma, ndr). Problematica la cui soluzione non è ascrivibile all’Arma dei carabinieri”. Quindi per l’Arma i ritardi sono legati a una scelta economica che spetta al colonnello, lo stesso che è andato a sue spese in Calabria per lavorare a dicembre con Occhiuto.

La Ragioneria generale di Stato e la situazione attuale

“Occorre garantire la massima indipendenza dei sub commissari nell’esercizio dei propri compiti, qualora individuati tra gli appartenenti alle forze di polizia”Ufficio legislazione dell’Arma dei Carabinieri

Il decreto del 18 novembre, però, non elenca queste due alternative (aspettativa o comando), che non sono neanche citate negli atti parlamentari depositati tra dicembre e febbraio in parlamento. Le interrogazioni parlamentari infatti si susseguono anche a causa di uno strano decesso legato a una mancata risposta ospedaliera: a fine gennaio una bambina di due anni muore per polmonite da Covid per l’assenza di adeguato trattamento nelle terapie intensive di tre ospedali calabresi. La Regione ha il minor numero di posti in terapia intensiva per abitante e la piccola muore nel viaggio in elicottero verso l’ospedale Bambin Gesù di Roma.

Il 2 febbraio 2022 il Mef invia all’Arma una nota della Ragioneria generale di Stato per sbloccare lo stallo del “caso” Bortoletti. Il documento ribadisce come alcune soluzioni già percorse in precedenza – per la nomina a commissario straordinario dell’Asl di Salerno e quella successiva nel Grande Progetto Pompei – siano il percorso amministrativo più naturale per definire la nuova posizione di impiego di Bortoletti. “Nel caso specifico – risponde a lavialibera l’Ufficio legislazione dell’Arma – la situazione è diversa e comunque occorre garantire la massima indipendenza dei sub commissari nell’esercizio dei propri compiti, qualora individuati tra gli appartenenti alle forze di polizia”. Nel caso di Salerno, molto simile, Bortoletti fu nominato dal presidente della regione Caldoro e prese funzione dopo le firme del generale Claudio Graziano, capo di gabinetto del ministro della Difesa, e del generale Leonardo Gallitelli, comandante generale dell’Arma. La stessa Arma, oggi, ritiene che il caso sia diverso. E così, a più di cinque mesi dal decreto di nomina, Maurizio Bortoletti nel suo ufficio in zona Cadorna a Milano aspetta di fare qualcosa per la Calabria.

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