Braccio di ferro in corso a Washington per l’attacco alla Russia o il congelamento del conflitto

Braccio di ferro in corso a Washington per l’attacco alla Russia o il congelamento del conflitto

di Luciano Lago

La deriva bellicista che stanno manifestando gli Stati Uniti e i loro alleati/vassalli su tutto il fronte occidentale, incluso il Giappone, non ha precedenti nella storia degli ultimi 50 anni e non ha giustificazioni se non in funzione di interessi economici e geopoitici inconfessabili.
Questa ondata di aggressività diretta oggi contro la Russia e che investe anche i paesi che non si adeguano alle direttive di Washington, sembra non avere freni neppure davanti alla prospettiva, sempre più vicina, di un conflitto allargato e nucleare.
A sostegno di questa ondata bellicista e aggressiva troviamo il grande apparato dei media , la stampa scritta e i social media che sono gestiti finanziariamente e ideologicamente dalle centrali di propaganda collegate con gli anglo-USA e che propugnano una visione del mondo egemonica, unilaterale e preconcetta che disinforma e manipola l’opinione pubblica indicando il nemico da abbattere: la Russia di Putin.
D’altra parte l’Occidente non può vivere senza un nemico e nelle varie fasi storiche delle guerre americane e della NATO, questo nemico è stato di volta in volta trovato ed indviduato, vuoi in Milosevic (guerra contro la ex Jugoslavia), vuoi in Saddam Hussein (aggressione dell’Iraq), vuoi in Gheddafi (aggressione della Libia), vuoi in Bashar al-Assad (aggressione alla Siria), e tanti altri della lista dei nemici della democrazia e dell’America.
L’Impero USA non cerca partner, amici, cooperazione, ma semplicemente , sottomissione incondizionata, servilismo e obbedienza. Un mondo in cui una elite ordina, decreta e il resto dei governi si registrano come prestanome o marionette dell’egemone sempre a disposizione anche quando le azioni dell’egemone cozzano contro i propri interessi.
Questo il caso dell’Europa che si adegua senza discutere al blocco energetico contro la Russia a costo di subire la deindustrializzazione e la crisi energetica dei propri paesi.

Europa subordianta alla NATO

Le nazioni che osano opporsi a tale politica rientrano nella definizione di nemici e quindi diventano obiettivi su cui lanciare tutte le politiche di massima pressione che possono essere utilizzate, incluse le guerre ibride.
Se si esamina quale sia, in sostanza, l’obiettivo strategico dell’odierna guerra istigata e guidata dagli Stati Uniti contro la Russia, risulta chiaro che l’obiettivo di fondo è quello di imporre il controllo USA sull’Eurasia e mantenere l’egemonia del dollaro americano che fino ad oggi ha consentito all’elite di potere USA di mantenere il suo primato su gran parte delle risorse mondiali, con un secondo fine di neutralizzare la Russia come concorrente geo politico.
Il punto è che questi due obiettivi non sono raggiungibili e possono portare a uno sbocco diverso da quello programmato.
Sembra chiaro che, nella fase attuale, ci troviamo al punto di svolta, in cui l’Ucraina non può “vincere”. Nella migliore delle ipotesi, l’Ucraina, colonizzata e divenuta una base d’atacco della NATO, può ottenere dei successi organizzando sporadicamente operazioni di sabotaggio, con l’appoggio della NATO, utilizzando gruppi di sabotatori infiltrati all’interno della Russia.
Tuttavia, queste azioni sporadiche non cambiano l’equilibrio militare strategico che ora è fortemente inclinato a vantaggio della Russia.
Questa situazione mette l’elite di potere USA di fronte a due opzioni: continuare il sostegno incondizionato all’Ucraina con un intervento diretto un gruppo di paesi nel conflitto (la coalizione dei “volenterosi”) o concordare con Mosca un congelamento del conflitto che consentirebbe di riorganizzare le forze dell’Ucraina ormai al collasso ed evitare uno scontro diretto con la Russia.
Questa soluzione potrebbe garantire la sopravvivenza delle strutture finanziarie e militari associate, sia statunitensi che internazionali, preservando gli ingenti profitti e il trasferimento dei risparmi globali alle casse delle entità finanziarie occidentali. Tale sopravvivenza sarebbe semplicemente impossibile senza il dominio del mondo militare-economico, o più precisamente, militare-finanziario.
Come sosteneva Paul Wolfowitz, il sottosegretario alla Difesa degli Stati Uniti, il quale affermava, nella sua “dottrina Wolfowitz”, che era essenziale, per il dominio USA dopo la guerra fredda, “impedire la ricomparsa di un nuovo rivale nell’ex Unione Sovietica o altrove che sarebbe una minaccia per la supremazia americana nel nuovo secolo”.

Forze USA in Europa

Questo spiega la logica del conflitto in Ucraina, una guerra per procura contro la Russia che però non ha raggiunto l’obiettivo previsto e prefigurato a Washington del disarticolamento della Russia.
L’economia russa non è crollata, come avevano predetto gli strateghi anglo USA. Il sostegno del presidente Putin è alto,intorno all’81%; e la Russia collettiva si è consolidata attorno agli obiettivi strategici di denazificare e neutralizzare la minaccia ucraina, oltre al favorire la creaziome di un mondo multipolare. Inoltre, la Russia non è isolata a livello globale ma conta su un sistema di alleanze che si va consolidando.
Questo potrebbe essere il fattore che potrebbe indurre il team di Biden a congelare la guerra e obbligare Zelensky (o chi per lui) a negoziare un accordo, anche se svantaggioso per l’Ucraina. In gioco c’è molto di più dell’Ucraina, vale a dire la sopravvivenza dell’ordine mondiale a guida statunitense da cui sempre più paesi si stanno allontanando.
Tuttavia la fronda dei guerrafondai neocons di Washington è molto forte e potrebbe ricattare Biden obbligandolo ad acconsentire ad un intervento diretto contro la Russia, con tutte le conseguenze che questo porterebbe, in primis il rischio di un conflitto nucleare.
Nessuno oggi è in grado di prevedere quale sarà l’esito di questo braccio di ferro ma, per ogni evenienza, in Russia stanno già predisponendo l’apparato delle armi nucleari fra cui spiccano i missili ipersonici di ultima generazione.


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