Combattimento contro l’incursione di mercenari in Venezuela

Combattimento contro l’incursione di mercenari in Venezuela

di Mario Ramos

Il piano progettato contro il Venezuela non è quello di raggiungere grandi obiettivi strategici, come si potrebbe pensare in una guerra o battaglia convenzionale, ma il minimo necessario per imbastire una provocazione e giustificare l’intervento di una terza parte.

Una delle ‘nuove’ strategie belliche americane è quella di creare condizioni che permettano il rapido intervento di una terza parte, proprio perché nella ricerca di distruggere paesi e processi che si oppongono ad essere vassalli della loro egemonia, non trovano il necessario sostegno politico interno per giustificare un presunto intervento umanitario (usando la popolazione civile come scudo umano), o per vendere la matrice dell’opinione a livello internazionale che una presunta guerra civile è stata scatenata.
Lo hanno fatto in Siria, e ci sono ancora persone che credono che ci sia una guerra civile laggiù, quando in realtà c’è stata un’invasione di vari gruppi armati, addestrati e finanziati (una variabile è il traffico di droga) dai servizi di intelligence occidentali. Gruppi che anche in certi periodi di guerra si sono sparati a vicenda, a causa della disputa, tra le altre ragioni, della torta del denaro che arriva dall’estero. In altre parole, la guerra diventa anche un affare per chi tira i fili di questi gruppi armati.

Le azioni violente -che secondo la definizione del ministro della Difesa venezuelano Padrino López- sono state compiute dai GRIACOLT (Gruppi terroristici armati colombiani irregolari), cercavano, tra le altre pretese, di generare introiti propagandistici. Cioè, hanno acquisito una certa sfumatura di propaganda armata con l’obiettivo di diffondere l’idea che una sorta di guerra civile o protesta armata si sia scatenata contro il governo bolivariano in una certa area del Paese, con l’obiettivo di creare un testa di ponte (consolidare i campi mercenari all’interno del Venezuela), che è quello di cui hanno bisogno per facilitare l’intervento di una terza parte. Questo scenario non è stato consentito grazie all’efficace risposta della FANB e al corretto orientamento politico del presidente Maduro di tolleranza zero nei confronti delle ingerenze di qualsiasi gruppo armato proveniente dalla Colombia.

Fuera Armada Bolivariana (FANB)

A causa della sua assoluta sottomissione all’imperialismo yankee, il governo colombiano gioca alla roulette russa e non è a conoscenza di tutti i demoni che si riverseranno sul suo fanatismo quando aprirà il vaso di Pandora. Dimenticano che la Colombia non è più una testa di ponte stabile; che il gruppo di Lima che ha alimentato un intervento è ormai una setta praticamente inesistente; che COVID 19 ha generato una crisi interna in diversi paesi dell’America Latina, e quindi alcuni governi sono meno interessati a spostare di più il nido di vespe.
E qualcosa di molto importante, il fattore Guaidó, con cui si cercava di dare l’immagine dell’esistenza di un governo parallelo, è scomparso nella realtà. Cioè, senza capacità politica, la sua capacità militare è in gran parte neutralizzata, non importa quanto si senta incoraggiato dal supporto finanziario USA- molto di più di un appoggio popolare inesistente.
Come si è visto, il piano progettato contro il Venezuela non era quello di raggiungere grandi obiettivi strategici, come in casi di una invasione di una parte del territorio, ma il pretesto necessario per giustificare l’intervento armato di una terza parte. In questo quadro, l’aspirazione più alta di Washington è di balcanizzare il Paese, generare caos, come hanno fatto ad esempio in Libia. Ma i cittadini di matrice latinoamericana sono propensi a ritenere se stessi protagonisti una cultura più sofisticata, considerando che il pensiero occidentale è binario e quantitativo.

Mercenari catturati dalle FANB nel corso di un tentativo di infiltrazione nel paese

Il governo bolivariano e la FANB avranno preso atto delle esperienze generate dalle ultime guerre scatenate dagli invasori USA in Yemen (dove è presente un gran numero di mercenari colombiani), in Siria e in Libia. Queste esperienze devono essere elaborate per lo scenario specifico e trattate adeguatamente dal delegato colombiano. La popolazione venezuelana che abbraccia l’intera linea di confine deve prepararsi con maggiore specialità, per difendere la propria terra, le proprie proprietà, la propria pace. Le FANB, senza tralasciare la difesa convenzionale, devono dare forza alla creazione di unità altamente specializzate, che sono quelle che possono garantire la difesa dai piani di destabilizzazione del paese.
Nota: La chiave del successo è quella dell’unità tra Forze Armate (FANB) e popolo nell’obiettivo comune di difendere la comunità e la libertà del paese che oggi è orgoglioso di essere parte del fronte della resistenza all’Imperialismo.

Mario Ramos è direttore del Centro andino di studi strategici

Fonte: Alainet

Traduzione e nota: Luciano Lago

veronulla

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com