I nuovi “colonialisti” al servizio dell’Impero

I nuovi “colonialisti” al servizio dell’Impero

di Luciano Lago

Abbiamo assistito nei giorni scorsi ad uno scontro dialettico fra la delegazione USA e quella dellla Cina, nel corso del vertice in Alaska, che ha segnato un’altra tappa nella scalata verso la guerra fredda tra USA e Cina e, in un contesto più amplio, fra l’Occidente e le potenze euroasiatiche, Russia e Cina.
Secondo i propagandisti di Washington, a cui si accodano servilmente gli europei, i canadesi e anglosassoni, la Cina e la Russia non rispettano le “regole” internazionali e cercano di minare l’ordine internazionale. Queste le accuse formulate dalla macchina di propaganda di Washington, Londra e Bruxelles. In particolare si rimprovera a Putin come a Xi Jimping, di non essere conformi ai “valori occidentali” che consistono (secondo loro) nei “diritti umani” e nella democrazia liberale.
Non ci vuole molto per verificare che i denominati “valori occidentali”, quelli che l’Occidente oppone alla Cina e alla Russia, sono una mera costruzione propagandistica dal significato fortemente ipocrita.
Quando i rappresentanti di Washington e della UE si cimentano nella loro abituale retorica sui “diritti umani” che risulterebbero violati in Cina o in altri paesi, sarebbe quello il momento di presentare il conto agli Statunitensi ed ai loro vassalli europei delle innumerevoli violazioni dei diritti umani eseguite dagli USA nella storia recente.

Il modello americano si è distinto per la sua violenza che si era intensificata nel momento dell’avvento dell’Amministrazione del presidente George W. Bush, quando questi ebbe a proclamare la sua “guerra al terrore”. Da quel momento il mondo ha assistito all’aggressione militare degli USA all’Afghanistan, poi all’Iraq con il suo sanguinoso epilogo, con resa imposta, alle prigioni segrete della CIA, alle eliminazioni mirate, ai fenomeni tipo Guantanamo e all’uso della tortura sistematica.

Truppe USA in Iraq

Nella fase successiva della presidenza di Barack Obama , questi ha esteso l’uso abituale (da parte di Bush) delle “kill list” – elenchi di obiettivi di eliminazioni umane. Obama ha autorizzato centinaia di attacchi militari con droni, che hanno ucciso innumerevoli civili inermi, compresi i bambini. Questi veri e propri omicidi sono avvenuti principalmente in Pakistan, in Afghanistan, in Somalia, nello Yemen, in Iraq e anche altrove. Senza alcun processo, Washington ha inflitto la condanna a morte a presunti sospetti di terrorismo coinvolgendo altre persone innocenti che si trovavano sul posto in quel momento. A questi crimini si è aggiunta l’aggressione contro la Libia, un paese sovrano attaccato e distrutto con pretesti inventati e lasciato poi nel caos e nel terrorismo.
Si capisce che i cittadini libici, gli iracheni, gli Afgani e i siriani hanno tutti potuto apprezzare sulla loro pelle i “valori dell’Occidente”.
Con l’ingresso alla Casa Bianca di Trump questi si è prodigato nel continuare le pratiche dei suoi predecessori, con ancora meno garanzie. Tutti ricordano l’omicidio mirato del generale Soleimani e del suo seguito, mentre questi si trovavano presso l’aeroporto di Baghdad, in missione diplomatica.
Attualmente l’amministrazione Biden sta esaminando se vuole continuare la politica di uccidere segretamente persone nei paesi di tutto il mondo e non ci sono dubbi che si adeguerà alla prassi delle amministrazioni che l’hanno preceduta.

Droni Killer arma USA utilizzata in vari paesi

Quanto al discorso delle regole internazionali, bisognerebbe capire quali siano queste regole, visto che presidenti americani hanno ordinato colpi di stato, invasioni e guerre contro paesi sovrani in cui sono morti milioni di persone. Alcuni dei casi più ovvii includono Vietnam, Cambogia, Laos, Indonesia, Brasile, Cile, Guatemala, Congo, Nicaragua, El Salvador, Iran, Iraq (1991 e 2003), Afghanistan, Pakistan, Somalia, Libia, Siria e il sostegno degli Stati Uniti all’Arabia Saudita mentre questa bombarda i civili nello Yemen.
Tutte operazioni fatte in violazione delle regole stabilite dalla Carta dell’ONU e con le stesse modalità criminose che a suo tempo furono contestate ai gerarchi nazisti nel processo di Norimberga.
Inoltre non bisogna trascurare che l’omicidio diretto mediante eliminazione mirata non è stata l’unica forma di violenza che gli Stati Uniti hanno utilizzato (e utilizzano) per ottenere quello che vogliono.
Una forma diversificata di assassinio indiretto è quella delle sanzioni economiche e dell’embargo che privano le persone di cibo, medicine e la capacità di guadagnarsi da vivere e queste misure sono diventate l’arma principale della politica estera degli Stati Uniti. Centinaia di migliaia di civili sono morti a causa degli embarghi statunitensi e delle sanzioni economiche nei confronti di paesi come la Siria, Cuba, Iran e Venezuela, paesi che si sono rifiutati di accettare le direttive degli Stati Uniti.
Questi fatti incontestabili sono sotto gli occhi di tutti e in particolare dovrebbero essere la trave negli occhi degli occidentali quando questi si ammantano della retorica dei “diritti umani” e dei “valori occidentali” come argomento strumentale che dovrebbe giustificare le misure sanzionatorie e l’ostilità manifesta dei paesi del blocco USA/NATO nei confronti della Russia, della Cina o dell’Iran, accusati di essere delle autocrazie.
Gli Stati Uniti pretendono ancora oggi di svolgere il ruolo di poliziotto globale che impone le regole dettate unilateralmente agli altri paesi per tutelare i propri interessi e impedire l’affermarsi di un mondo multilaterale dove non siano soltanto loro a comandare ma si debba rispondere alle leggi ed al diritto internazionale.
Per mantenere il proprio apparato di controllo militare sul mondo, gli Stati Uniti hanno costellato tutto il pianeta di basi militari, circa un migliaio secondo le stime, da dove partono i loro bombardieri e le loro navi da guerra per intervenire nei vari scenari mondiali e interferire nei processi politici di altri paesi.
Al fine di consolidare la propria egemonia, Washington ha arruolato i regimi arabi dispotici, quelli delle monarchie medievali del Golfo, come satrapi regionali al servizio dei suoi interessi. Nonostante le spaventose violazioni dei diritti umani attuate dai suoi alleati arabi del Golfo , gli Stati Uniti forniscono a questi regimi l’accesso alle armi più letali per schiacciare il dissenso interno. Inoltre Washington mantiene la sua partnership imperiale con Israele, il paese dell’apartheid e della pulizia etnica contro i palestinesi, chiudendo entrambi gli occhi sulle violazioni commesse da Israele con l”occupazione illegale dei territori, la persecuzione dei palestinesi e il disumano assedio di Gaza che dura da oltre 12 anni.

Bambini palestinesi arrestati

Paesi che non hanno voluto assoggettarsi al dominio Statunitense, come l’Iran, Libano, Siria e Yemen sono quelli che hanno creato un fronte di resistenza regionale. A motivo del loro rifiuto di piegarsi alle pressioni USA-israeliane, questi paesi hanno dovuto affrontare devastanti assalti militari, sanzioni economiche, embargo totale da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati europei, canadesi e anglosassoni. Il tutto avviene in violazione proprio di quelle regole internazionali stabilite dalla carta dell’ONU che l’Occidente rinfaccia alla Cina ed alla Russia, in una smodata forma di ipocrisia che oggi viene apertamente contestata e denunciata dai rappresentanti di Pechino e di Mosca.

Per quanto l’apparato mediatico, controllato in massima parte dalle elite di potere occidentali, tenda a occultare i crimini e le violazioni commesse dall’Occidente, oggi sta maturando una nuova coscienza in molte parti del mondo che reclama il diritto dei popoli a decidere del proprio destino senza dover subire le angherie e la tracotanza dei nuovi colonialisti al servizio dell’Impero.

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