A Napoli la crisi spinge verso l’illegalità chi si era affrancato

A Napoli la crisi spinge verso l’illegalità chi si era affrancato
Quando a inizio novembre il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha annunciato di voler chiudere tutte le attività economiche prima del governo centrale (nell’ansia spasmodica di anticiparlo in durezza), c’è stata a Napoli un’aspra reazione sociale con ripetute manifestazioni di piazza, alcune delle quali sfociate in atti vandalici. Subito si è parlato di una regia della camorra dietro queste proteste. De Luca aveva tutto l’interesse a spingere verso questa interpretazione per giustificare le sue scelte sbagliate (tra cui quella di chiudere tutte le scuole, la qual cosa fa della Campania la regione col primato nazionale di giorni di lezione persi da marzo), quasi a dimostrare che le sue ordinanze avevano spaventato a tal punto i camorristi da spingerli a organizzare le proteste contro di lui per tutelare i loro affari.

Come stanno invece le cose parlando seriamente? Di certo hanno preso parte agli scontri frange sociali di confine tra attività legali e illegali, a cominciare dal mondo della tifoseria degli ultras della squadra del Napoli o da alcuni abitanti dei rioni ubicati attorno al palazzo della Regione. Ma contro De Luca si è rivoltata innanzitutto la Napoli del commercio, cioè la spina dorsale dell’economia cittadina, col suo grande ruolo di assorbimento di una parte della disoccupazione giovanile grazie alla massiccia presenza in città di turisti mai riscontrata in precedenza.

L’oscillazione verso le aree opache

A Napoli ogniqualvolta si apre una crisi si determina lo spostamento di migliaia di persone verso attività opache di sopravvivenza che hanno però un confine molto labile con quelle criminali Isaia Sales

Il sottoproletariato urbano giovanile, proveniente anche dai quartieri del centro storico, ha trovato in questo settore un’alternativa a quel vivere di illegalità sempre al confine con la criminalità. In questo mondo, infatti, ci sono e ci saranno le maggiori conseguenze sociali per il crollo delle attività commerciali e turistiche. Camerieri, pizzaioli, baristi, commessi, factotum, ragazzi che consegnano con il motorino a domicilio, venditori di artigianato di strada eccetera saranno i più danneggiati e ciò peserà molto sul piano sociale.

Perché a Napoli ogniqualvolta si apre una crisi (o un periodo anche breve di difficoltà economiche) si determina lo spostamento di migliaia di persone verso attività opache di sopravvivenza che hanno però un confine molto labile con quelle criminali. E se un tempo vivere di attività illegali non voleva dire necessariamente incrociare la criminalità, negli ultimi anni si è assistito a un controllo sempre maggiore delle attività illecite da parte dei clan di camorra o di settori a loro vicini. Per esempio nei Quartieri spagnoli si è assistito a un lento ridimensionamento del dominio criminale perché a ridosso sono state aperte molte attività di ristoro o finalizzate al turismo che hanno permesso lo spostarsi di manodopera illegale verso mestieri legali. E quindi bisogna stare molto attenti a che questa crisi non provochi un ritorno indietro di chi si è cercato e ha trovato altri mestieri spinto dalle nuove opportunità che i turisti hanno aperto alla città.

Ed è sempre bene ricordare che il welfare dei clan di camorra funziona con efficacia per i propri aderenti anche in periodi di crisi (e spesso i camorristi provano a consolidare il consenso con qualche forma di generosità per chi sta peggio, anche fuori dal loro mondo), per cui si potrebbe arrivare all’assurdo che chi vive nel circuito camorristico riceve il sostegno anche se le attività criminali sono ferme e chi invece vive attorno alle attività commerciali e turistiche non riceve un adeguato ristoro, cosa che agli occhi di una parte non secondaria della popolazione fornirebbe maggiore legittimazione al sistema camorristico.

Welfare criminale, la mafia batte dove lo Stato duole

Le strategie dei clan

Certo, anche i criminali hanno avuto un lucro cessante nei mesi di chiusura in casa. Le statistiche lo dimostrano: calo vistosissimo dei reati predatori (furti, scippi, rapine), del commercio di stupefacenti, dei tabacchi di contrabbando e della prostituzione. Insomma anche i criminali hanno subito dei danni e hanno una grande voglia di rifarsi. Certo, molti di essi hanno una disponibilità di soldi tale da consentirsi il lusso di alcuni mesi di chiusura della ditta; ma in quel mondo la competizione è esasperata e se si sta fermi a lungo altri possono occupare le posizioni lasciate libere. Quindi è molto probabile che i clan che dispongono di più risorse cerchino dei buoni affari e in questo periodo si presenteranno numerose occasioni per investire i capitali accumulati.

L’organismo di monitoraggio delle infiltrazioni mafiose nell’economia ha registrato un forte calo dei reati contro il patrimonio 

Non c’è un cervello criminale unico che indirizza i mafiosi ad aggiornare le strategie quando cambiano i tempi. Le mutazioni delle mafie sono, invece, necessitate o dalle risposte repressive delle forze di sicurezza o dalle nuove opportunità che a esse si presentano nel corso della storia

L’usura dominerà la scena nei prossimi mesi, come è facile intuire senza dover fare analisi sofisticate, ma i clan più strutturati e ricchi stanno in attesa di rilevare imprese commerciali, bar, ristoranti e alberghi e le altre attività economiche che non riusciranno a superare la crisi di incassi e di liquidità. Le famiglie camorristiche più solide, dunque, quelle che hanno una permanente dimestichezza con gli affari legali, fanno il tifo per fallimenti di massa di piccole, medie e grandi attività del settore terziario. Nelle grandi tragedie storiche, nelle catastrofi, nelle pandemie, i gruppi criminali più strutturati non rivestono quasi mai il ruolo di agitatori sociali ma piuttosto quello di profittatori.

Cos’è l’usura e cosa prevede il reato di usura?

Sempre più spesso si attribuiscono lucide strategie ai mafiosi al di là delle loro effettive capacità di previsione e di gestione delle crisi, come se il mondo criminale non dovesse risentire dello spiazzamento vissuto da ogni singolo cittadino che vede sconvolta la propria vita a seguito di tragedie o crisi economiche improvvise. E ancora più spesso si attribuiscono loro straordinarie capacità di adeguarsi ai tempi, di fiutare le nuove opportunità grazie a capacità soggettive.

Personalmente non sono convinto che esista una loro lucida strategia per guidare o addirittura anticipare i cambiamenti che in alcune fasi storiche, come questa, si determinano. Non c’è un cervello criminale unico che indirizza i mafiosi ad aggiornare le strategie quando cambiano i tempi. Le mutazioni delle mafie sono, invece, necessitate o dalle risposte repressive delle forze di sicurezza o dalle nuove opportunità che a esse si presentano nel corso della storia. Tutto ciò che si verifica nell’universo mafioso è frutto della necessità o delle opportunità. E questo è un tempo di opportunità per le mafie, come sempre è avvenuto dopo catastrofi naturali, guerre o devastanti crisi economiche. Dobbiamo considerare i fenomeni mafiosi un adattamento permanente della violenza alle condizioni storiche variate. Sempre con l’obiettivo di ridurre i danni, ampliare gli affari, fare buoni investimenti e aumentare così potere e ricchezza.

Criminali in agguato

I clan di camorra potranno utilizzare un vasto disagio sociale sia per allargare la loro base, sia inserendosi dentro il settore commerciale e terziario

Dunque, via via che riprenderanno le attività legali, riprenderanno anche quelle illegali. Ma mentre la domanda di beni illegali tornerà presto a livelli pre-crisi (droga, prostituzione e gioco non risentono quasi mai a lungo delle crisi economiche), la situazione nuova che si è creata nell’economia legale (precarietà del lavoro nel terziario, difficoltà di liquidità per le imprese e per i singoli) potrebbe oggettivamente favorire sia il ritorno nei circuiti illegali di chi si era allontanato, sia l’offerta di capitali criminali rimasti inoperosi in questi mesi per la mancanza di opportunità di reinvestimento. I capitali criminali potrebbero incontrare una estesa domanda di prestiti e di sostegno da parte di settori dell’economia legale in difficoltà e con una maggiore pervasività rispetto a ogni periodo precedente. Non è sicuro, certo, ma è molto probabile. I clan di camorra potranno utilizzare un vasto disagio sociale sia per allargare la loro base di massa e l’esercito di riserva delinquenziale (pescando tra i protagonisti dell’economia illegale di sopravvivenza), sia inserendosi con ancora più forza dentro il settore commerciale e terziario, già negli anni scorsi al centro dei loro investimenti.

Insomma, rispetto ad altre realtà, quella napoletana si presta a una ulteriore preoccupazione, perché qui disagio sociale, circuiti illegali e criminali sono più vicini che in altre parti. Fare in modo che questi circuiti non si tocchino e non si mescolino deve essere una preoccupazione permanente per tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali.

Da lavialibera n° 6 novembre-dicembre 2020

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