Guerra e colonizzazione: le due costanti dell’egemonia USA

di Luciano Lago
La sequela degli avvenimenti che hanno portato alla attuale situazione di guerra in Ucraina e in Europa rappresentano un’accelerazione qualitativa di una tendenza che durava da vari decenni per cui il mondo occidentale a guida statunitense si sarebbe prima o poi scontrato con i paesi che non hanno accettato la dominazione unipolare USA e, assieme con questa, non hanno aderito l’ideologia globalista liberal come modello assoluto da applicare in ogni parte del mondo.
Questa ideologia, prevalente nel mondo anglosassone e occidentale, con il suo intrinseco carattere relativista, consumista ed omologatore di individui e popoli, ha assunto un carattere sempre più totalizzante quando le potenze occidentali pretendono di farne una propria bandiera in nome della “democrazia” e dei “diritti umani” per imporla anche a popoli che sono gelosi della propria cultura e delle proprie tradizioni locali, tradizioni che stridono con la visione occidentalista e americano centrica.
La visione globalista e liberal abbraccia la società e concepisce un tipo di individuo privo di proprie radici culturali e identitarie, omologato alle logiche economicistiche e consumiste del mondo occidentale, privo di una propria spiritualità e di una cultura autoctona, soggetto ai dettami della morale relativistica e pronto ad abbandonare il retaggio delle leggi naturali che ogni persona porta nel proprio bagaglio ereditario.
Da questa visione discende la legittimazione del matrimonio omosessuale, con la esaltazione della cultura Gender, di cui il rifiuto del sesso predeterminato alla nascita è solo uno degli anelli di questa catena. Nella sua corsa verso la sovversione dei valori tradizionali, il mondo occidentale si avvia ineorabilente verso la deriva dell’eugenetica ed del transumanesimo.
L’occidente a guida anglosassone considera arretrati i paesi che non si uniformano a questa ideologia e si propone di diffondere i suoi pretesi “valori” attraverso gli organismi sovranazionali come l’ONU, le agenzie a questo collegate, vari organismi finanziati dai potentati finanziari (Open Society, la National Endowment for Democracy (NED), USAID ed altre similari, oltre che per mezzo delle pressioni ed i ricatti economici sui paesi più vulnerabili.

Quanto sopra serve a far comprendere che la causa dei crescenti conflitti in cui sono coinvolti i paesi occidentali (in primis USA e Regno Unito) non deriva soltanto delle motivazioni geopolitiche, economiche e di interessi contrastanti, ma anche dalla contrapposizione fra globalismo liberal e visione identitaria o religiosa di singole nazioni.

In altre parole si tratta di quel conflitto fra culture o scontro di civiltà che era stato preconizzato da storici ed studiosi fra cui spicca Samuel P. Huntington, autore del famoso testo “Clash of Civilizations” (scontro di civiltà 1993) in cui aveva previsto il conflitto fra la civiltà occidentale con altre culture e identità difficilmente conciliabili, quali quella islamica, quella cinese o quella indiana.
Siamo testimoni della morte delle identità più importanti per i mondi locali, tradizionali. Alcune di queste identità non si arrendono e resistono ancora al meglio delle loro capacità. Tuttavia in ogni decennio il mondo globale conquista nuove vittorie, religiose, culturali, nazionali, di genere: le identità più importanti per una persona vengono cancellate e riconosciute come arcaiche in nome della costruzione di una nuova persona globale, consumista, economicista e omologata.

Non a caso gli Stati Uniti hanno intensificato la loro aggressione militare a livello internazionale mano a mano che hanno preteso di affermare il proprio “eccezionalismo” quale super potenza che doveva imporre il proprio modello agli altri paesi e popoli per poi naturalmente assoggettarli alla propria dominazione economica, politica e culturale, come avvenuto per i paesi già sottoposti e assoggettati a quella che si può definire l’egemonia statunitense ed anglosassone.
Gli scontri e le situazioni pre belliche avvenuti in passato, in Medio Oriente, in Asia o nei Balcani, avevano riguardato quasi sempre paesi del terzo mondo o comunque paesi non eccessivamente sviluppati e industrializzati, tali da non rappresentare un forte ostacolo alla omologazione globalista degli USA e della NATO (il braccio miltare USA). Dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia, alla Somalia, alla Siria ecc.. La lista delle guerre americane è lunga.

NATO contro Russia

Attualmente lo scontro in corso riguarda gli Stati Uniti e la NATO con la Russia, in una guerra per procura combattuta in Ucraina.
Questa è la prima volta che gli Stati Uniti si trovano ormai faccia a faccia con la principale potenza militare continentale che rappresenta un ostacolo al loro dominio nell’area euroasiatica e che si contrappone all’occidente relativista e liberal con una propria visione identitaria, tradizionalista e religiosa che è agli antipodi con il globalismo liberal.
Ne deriva che questo non è soltanto uno scontro geopolitico ma è soprattutto un conflitto fra due visioni del mondo inconciliabili.
In passato le forze della globalizzazione si sono costantemente scontrate con le forze locali, questo ha portato a conflitti e guerre. A volte “l’energia globale” lasciava il posto alle “energie locali”, ma questa era solo una digressione temporanea. Dal punto di vista della storia recente, il mondo globale occidentalista ha sempre avuto la meglio (salvo Afghanistan, Siria e Vietnam), pur incontrando forti resistenze.. Ora, a quanto pare, con la Russia, stiamo assistendo a una fase di un’altro tipo di collisione.
La pretesa americanocentrica di dominare nello spazio euroasiatico, tramite la colonizzazione dell’Ucraina che diventa una base USA/NATO puntata contro la Russia, in questo caso si scontra con un avversario che ha risorse militari, tecnologiche, energetiche ed industriali che sono paragonabili in buona parte a quelle dell’egemone USA.
Questa è una situazione nuova a cui l’occidente non era abituato se non nell’epoca della guerra fredda che si svolgeva in un contesto diverso con una divisione consolidata in blocchi, stabilita a Yalta nel 1945, perdurata nell’arco di 46 anni e che aveva assicurato lo “Status Quo” in Europa e in buona parte del mondo.
Attualmente gli equilibri si sono rotti e da una parte c’è la pretesa americana di assoggettare l’eurasia, piegando la Russia in attesa di scontrarsi con la Cina, mentre dall’altra c’è la lotta divenuta esistenziale della Russia e del mondo slavo che non vuole soggiacere alla dominazione anglosassone e rivendica la propria sfera di influenza.
Questa contrapposizione è stata recepita da molti paesi del sud del mondo e non solo quelli, che hanno compreso quale sia la posta in gioco e che oggi cercano di affrancarsi dalla dominazione occidentalista a guida USA per rivendicare la propria sovranità ed hanno trovato un collegamento utile con le potenze emergenti, Cina e Russia, che guidano lo scontro con il mondo americanocentrico.
Questo spiega il fallimento della campagna di sanzioni messa in atto contro la Russia che si assomma a quelle precedenti campagne ancora in atto contro paesi come l’Iran, la Siria, Cuba, il Venezuela, che non hanno voluto adeguarsi al dominio occidentale anglosassone.
Questo è un segnale molto indicativo e denso di significato di cui il mondo occidentale a guida USA dovrà tenere conto.

veronulla

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