Altri tre palestinesi assassinati dalle truppe di occupazione israeliane in Cisgiordania

Altri tre palestinesi assassinati dalle truppe di occupazione  israeliane in Cisgiordania

Tre palestinesi sono caduti martiri giovedì mattina presto, 8 dicembre, durante un assalto dell’esercito di occupazione israeliano contro il campo di Jenin, nel nord della Cisgiordania occupata, ha annunciato il Ministero della Salute palestinese.

“Tre martiri sono stati uccisi dai proiettili dell’occupazione israeliana durante un’incursione all’alba nel campo di Jenin”, ha detto il ministero.

I tre martiri sono Atta Shalabi, Sidqi Zakarneh e Tareq Al-Damej.

Con queste nuove morti, il numero dei martiri dall’inizio di quest’anno è salito a 216, di cui 164 in Cisgiordania e 52 nella Striscia di Gaza.

L’esercito di occupazione si è infiltrato in diverse aree di Jenin, prima che scoppiassero gli scontri con i combattenti della resistenza palestinese.
Testimoni hanno riferito che “le forze di occupazione hanno aperto il fuoco direttamente su un’ambulanza e il suo autista è scampato per un pelo a morte certa”.

Da parte sua, il quotidiano israeliano Yedioth Aharonot ha affermato: “Con la partecipazione di forze d’élite e unità segrete di infiltrazione, l’esercito di occupazione ha effettuato un’operazione nel campo di Jenin, durante la quale ha arrestato 3 persone ricercate e ne ha uccise altre 3 durante scontri armati”. .

Gli ultimi tre palestinesio assassinati

Da parte loro, le “Brigate del battaglione AlQuds a Jenin hanno affermato che i loro combattenti hanno preso di mira direttamente le unità invasori dell’esercito di occupazione e hanno sentito le grida dei loro soldati”.
Mercoledì, un palestinese accusato dalle forze di occupazione israeliane di aver tentato di attaccare i soldati nei pressi dell’insediamento di Ofra, è stato ucciso a freddo dai soldati israeliani dopo un breve inseguimento.

Anche Moujahid Mahmoud Hamed, 32 anni, è sospettato di essere dietro le operazioni dei giorni scorsi, secondo l’esercito di occupazione.

I membri della famiglia hanno detto ad AFP che ha trascorso 11 anni nelle carceri dell’occupazione israeliana, dalle quali è stato rilasciato circa un anno fa.

Delusione israeliana a Nablus

Intanto, è emersa la delusione per il tentativo dell’esercito occupante di effettuare un’operazione speciale nella città vecchia di Nablus, con l’obiettivo di impadronirsi delle “teste grosse” della resistenza, più precisamente all’interno delle Fosse aux Lions, questo dimostra che le forze occupanti non sono riuscire nel loro intento.

In dettaglio, mercoledì 7 dicembre le forze di occupazione non sono riuscite a commettere un massacro contro obiettivi di alto rango della resistenza.

Le forze speciali israeliane, travestite da mercanti di abbigliamento, si erano infiltrate nella città vecchia alle sei del mattino per prendere di mira uno dei fondatori più ricercati della Fossa dei Leoni.

Tuttavia, l’unità delle forze di occupazione era sotto la sorveglianza dei combattenti della resistenza, che li hanno intrappolati e affrontati per ore, prima di annunciare che avevano causato vittime tra le loro file, quando nessun membro della Tana dei Leoni o della resistenza era ferito”.

Va notato che, nonostante la gravità delle perdite subite di recente, i combattenti della resistenza si sono dimostrati in grado di ricostruire e sviluppare le loro capacità militari e di intelligence, nel modo che ha spinto il ministro della Guerra israeliano, Benny Gantz, a sollecitare le sue forze a prepararsi per la possibilità di una pericolosa escalation in Cisgiordania e forse a Gaza.

Inizio del collasso del processo di gestione dei conflitti

Inoltre, il capo della Military Intelligence Research Division (Aman), il generale di brigata Amit Sa’ar, ha affermato che “per la prima volta vede l’inizio del crollo del processo di gestione del conflitto con i palestinesi. »

Intervenendo a un convegno organizzato dal Gazit Institute di Tel Aviv, specializzato in studi di intelligence, ha aggiunto: “Chi crede che i palestinesi abbiano abbandonato il proprio obiettivo nazionale (l’indipendenza ) si sbaglia, perché non l’hanno mai abbandonato”.

I tre partiti che rappresentano una minaccia per “Israele”

Da parte sua, un funzionario dell’intelligence ha affermato che “quello che lo preoccupa di più sono le centinaia di giovani palestinesi che quasi ogni notte lanciano pietre contro le forze armate”.

E per continuare: “la Cisgiordania e l’Iran costituiscono le due principali fonti di minaccia durante quest’anno”.

Considerando che la valutazione strategica ufficiale dell’entità sionista pone l’Iran al primo posto, ritenendo quello una minaccia strategica esistenziale per ‘Israele’, seguito dagli Hezbollah libanesi, e al terzo posto viene la resistenza palestinese a Gaza.

Fonte: Al Manar

Traduzione: Gerard Trousson

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