Palermo, ritorno al passato

Palermo, ritorno al passato
Le elezioni comunali a Palermo indicano che le premesse di un ritorno al passato ci sono tutte.  cominciare dal contributo di Marcello Dell’Utri e Totò Cuffaro alla ricomposizione del centro-destra intorno alla candidatura a sindaco di Roberto Lagalla. L’iniziativa dei due noti uomini politici condannati per mafia (il primo per concorso esterno in associazione mafiosa e il secondo per favoreggiamento), che hanno scontato la pena detentiva e continuano ad essere interdetti dal diritto di voto e di eleggibilità, appare forse controversa in punto di diritto ma certamente inaccettabile sul piano dell’opportunità e della responsabilità politica. Tanto più che Cuffaro ha addirittura creato un partito, la Nuova DC, e si è impegnato personalmente nella campagna elettorale.

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Poi, a pochi giorni dal voto, la Procura di Palermo ha arrestato due candidati nelle liste di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, contestando il reato di voto di scambio politico-mafioso. Infine, alla vigilia del voto, l’improvvisa defezione di quasi un terzo dei 600 presidenti di seggio ha creato il caos nella macchina elettorale del Comune, causando forti ritardi nell’apertura di numerosi seggi e impedendo, di fatto, a molti cittadini di votare. Anche su ciò indaga la Procura.

Un occhio ai risultati delle elezioni di Palermo

Non sorprende che in questo clima la partecipazione al voto sia crollata di oltre dieci punti, passando dal 52,6 per cento del 2017 al 41,8 per cento del 2022. In questo ambito ha vinto nettamente il candidato del centro-destra con il 47,6 per cento dei voti, ma con sei punti in meno delle liste che lo appoggiavano, arrivate al 53,7 per cento. Quindi è stato l’effetto delle nove liste a trainare Lagalla e non viceversa. Inoltre, dalla distribuzione territoriale dei voti, risulta che le principali liste del centro-destra hanno ottenuto i migliori risultati soprattutto nei cosiddetti quartieri a rischio, a Brancaccio, all’Uditore, allo Zen, dove è tradizionalmente più forte il condizionamento del voto.

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Centrosinistra in affanno

Franco Miceli, candidato del centrosinistra, era appoggiato soltanto da quattro liste, aveva una mission impossible

Ciò, tuttavia, non può rappresentare un alibi per il mancato radicamento del centro-sinistra nei quartieri più poveri della città. D’altra parte, che il candidato sindaco del centro-sinistra, Franco Miceli, combattesse una battaglia in salita era noto. Appoggiato soltanto da quattro liste, aveva la mission impossible di trovare un difficile equilibrio tra continuità e novità rispetto all’eredità orlandiana, che, accanto ai grandi meriti riconosciuti da tutti, è apparsa negli ultimi anni offuscata dalla paralizzante mancanza di una maggioranza in consiglio comunale, dall’incapacità di far fronte a due gravi emergenze (cimiteri e raccolta dei rifiuti) e dalle difficoltà oggettive dell’ente locale della seconda grande città del Mezzogiorno. Fatto sta che Miceli ha preso appena il 29,5 per cento dei voti e le liste che l’appoggiavano ancora meno (28,4%). In questo caso è stato il candidato sindaco a trainare le liste e non viceversa.

Una leggera ripresa del Pd (dall’8,5% del 2017 all’11,6% del 2022), il crollo del M5s (dal 13,8% del 2017 al 6,4% di oggi), il risultato appena sopra il quorum della lista civica capeggiata da Miceli (6,1%) e quello insufficiente della sinistra civica ecologista (4,2%) certificano il magro risultato. Spiegabile, in parte, anche per la diretta concorrenza di una candidata di area Pd (4,3%) e il successo di un candidato “centrista”, Fabrizio Ferrandelli, che, appoggiato da Azione con Calenda +Europa e da due liste civiche, ha raggiunto il 14,2% dei voti (ma nel 2017, sostenuto dall’intero centro-destra, aveva ottenuto il 31,1%).

Una sconfitta annunciata

In conclusione sembra la “cronaca di una sconfitta annunciata”, ma resa più amara dai segnali preoccupanti di un abbassamento della guardia da parte delle classi dirigenti, non solo locali, nei confronti di una mafia non sconfitta, che non spara più ma mantiene i suoi traffici, il controllo del territorio e l’interesse al nesso tra politica e affari.

Da lavialibera n° 15

veronulla

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